Il disciplinare della Dop impone regole precise per l'allevamento della Tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino.
Se in tutto il Nord e Centro Italia l’allevamento della Tinca è sempre stato finalizzato a pescare pesci di taglia (3-400 gr) per la zona del Pianalto di Poirino l’obiettivo è da sempre pescare pesci piccoli, tra gli 80 e 100 grammi.
L’allevamento continua ad essere praticato in forma tradizionale e, per chi aderisce al marchio di garanzia DOP, deve seguire il disciplinare approvato dall’Unione europea, dal Ministero delle politiche agricole e dalla Regione Piemonte.
Un tempo la prima pescata si effettuava a maggio per sfoltire l’allevamento prima della stagione riproduttiva. Venivano quindi pescati sia gli esemplari di due anni che le tinchette nate nell’estate precedente che, 10-11 mesi dopo, misurano 12-15 centimetri. Da qui sarebbe nata la tradizione di consumare pesci più piccoli che, tra l’altro, si prestano meglio per la conservazione in carpione riuscendo ad assorbire interamente gli acidi di vino e aceto. La Tinca Gobba Dorata viene quindi pescata al raggiungimento di un pesco che va dai 70 ai 120 grammi.
La densità in allevamento è meglio che non superi i quattro individui per metro quadrato.
Per l’allevamento devono essere utilizzati stagni, realizzati in argilla, già in uso e sarà possibile la realizzazione di nuovi invasi in argilla. Considerando le particolari caratteristiche geologiche della zona,
L'alimentazione in allevamento sarà favorita mediante pratiche di fertilizzazione naturali dei bacini al fine di ottenere zooplancton per lo svezzamento e la crescita degli avannotti. In seguito, durante la fase di ingrasso, si potrà fare ricorso a sistemi di integrazione alimentare, preparati con alimenti non derivati da farine di carne e non derivati da organismi geneticamente modificati, nei quali il tenore proteico, opportunamente distribuito tra proteine di origine vegetale e animale, non superi il 45% del peso. In particolare si individuano le seguenti materie prime:
Le semine dei pesciolini vengono effettuate in autunno in modo da ottenere taglie commerciabili già alla primavera successiva. La pratica di allevare gli avannotti in ambienti separati permette di suddividere meglio le pezzature e i metodi di allevamento: svezzamento e accrescimento.
Le acque un po’ calcaree che provengono dalle vene del Roero-Monferrato e sgorgano nel Pianalto favoriscono l’ossificazione e la crescita. Tra fine maggio e inizio luglio con una temperatura dell’acqua di 20 gradi avviene la frega: la maturazione sessuale è di tre anni per i maschi e quattro anni per le femmine. Le uova vengono deposte e fecondate durante l’uscita mentre vengono fatte incollare agli steli della vegetazione sommersa in acqua bassa vicino alle sponde.
Dopo 3-4 giorni nascono gli avannotti che assorbono il sacco vitellino in poche settimane. Da questo momento in posi si nutrono di zooplancton. In seguito mangiano larve di chironomidi e altri insetti.
Per l’accrescimento, l’alimentazione naturale viene spesso integrata con mais sminuzzato e pane secco.
La pesce viene effettuata ogni volta che serve selezionando le taglie e rimettendo in acqua il pesce non ancora commerciabile. Di solito si pesca con nasse (trappole di rete con un interno a cono) oppure le reti a strascico. Le nasse vengono posizionate nel fondo con la bocca rivolta verso il centro della peschiera: i pesci vengo attirati all’interno con esche o semplicemente ci entrano dentro. La reti a strascico vengono tirate da riva partendo da un lato fino al lato opposto e, creando un sacco, si portano verso la superficie raccogliendo i pesci con guadini o portandolo a secco.
Generalmente la maggior quantità di pescato si ha a ottobre, quando le tinche vengono raccolte in vista del letargo invernale.
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