I cormorani e gli altri uccelli ittiofagi sono un grande problema per gli allevamenti di pesce. Non fa eccezione l’allevamento della tinca gobba dorata.
Il cormorano era rarissimo nelle acque interne prima di una trentina di anni fa. I cormorani (Phalacrocorax carbo sinensis) sono arrivati nei grandi fiumi e nei laghi del Nord Italia negli inverni dei primi anni ’80 proprio mentre questi uccelli, solitamente marini, iniziavano a comparire anche nelle grandi lagune. Si trattava di esemplari perlopiù nidificanti sulle coste danesi e svedesi che, in inverno, avevano iniziato a migrare verso l’area mediterranea probabilmente per l’aumento delle colonie presenti sul Baltico.
Da allora, i cormorani svernanti sono aumentati invadendo tutto il territorio padano (e di tutto il resto d’Italia), compreso, ovviamente, il Pianalto di Poirino costellato di peschiere di allevamento della tinca. In più, da una quindicina di anni hanno iniziato a nidificare anche qui.
Il cormorano si nutre di pesci e si stabilisce sempre nei pressi di allevamenti ittici. Di notte sosta in colonie su grandi alberi posatoi sempre nelle zone di alimentazione. Appena dopo l’alba, se si sente tranquillo, inizia la caccia in forma singola o in branco. Nuota sulla superficie immergendo frequentemente la testa per scorgere i pesci. È facilitato da una membrana trasparente che può avvolgere all’occhio come seconda palpebra che gli conferisce una vista subacquea eccellente. Appena individua la preda si immerge in modo fulmineo chiudendo le ali e spingendosi in fondo con le zampe palmate come pinne. Quando arriva a tiro della tinca letteralmente lo fiocina con un becco che è spaventosamente acuminato e ricurvo. Poi porta in superficie il pesce lo gira dalla testa per ingoiarlo. In branco, i cormorani spongono i pesci in uno spazio senza uscita per fiocinarli ad uno a uno. Se l’acqua è torbida come nelle peschiere argillose, il cormorano si immerge cercando di scorgere il pesce nella fuga baluginare con i fianchi rifrangenti.
La caccia continua fino a quando l’uccello non ha predato 400-600 grammi di pesce. Molti pesci vengono catturati ma molti di più vengono feriti. La taglia preferita è dai 150 ai 300 grammi ma possono ingoiare anche pesci di oltre mezzo chilo o fare incetta di esemplari giovani.
Oltre ai cormorani a cacciare le tinche ci sono gli ardeidi: aironi cenerini, aironi bianchi, garzette, sgarze ciuffetto, nitticore, che aspettano di vedere i pesci stando fermi nell’acqua bassa. Gli aironi predano le taglie più piccole, fino a 200 grammi. Se si fa un rapido calcolo, una popolazione invernale di 500 cormorani e 1000 ardeidi in teoria potrebbe predare fino a 400 tonnellate di pesce al giorno.
Più realisticamente, la perdita per predazioni per una peschiera di tinche è calcolabile intorno al 30% di perdite di pesci, che è una quantità, comunque, elevatissima.
Il cormorano è specie “non cacciabile” dalla legge sulla fauna (157/92) mentre gli aironi sono addirittura “particolarmente protetti”. L’Unione europea consente un prelievo limitato di esemplari nelle zone più attaccate e le Province effettuano periodici abbattimenti sporadici che per la Città metropolitana di Torino e la Provincia di Cuneo non superano il 5% della popolazione stimata svernante, e non sempre vengono attuati anche per i ricorsi delle associazioni animaliste.
Difendere la tinca dalle predazioni di cormorano è, così, possibile solo con interventi molto costosi di posa di reti anti uccelli o bandelle che disturbino le planate di atterraggio sull’acqua e gli involi che avvengono sempre dopo un breve corsa sulla superficie dell’acqua. Sono pochissimi gli allevatori di tinca che hanno la capacità di investimento per l’acquisto delle protezioni, così, un terzo della produzione già limitata di tinche sparisce nel gozzo di cormorani e aironi oppure si ammala e muore per le ferite da beccata.
RIPARTIZIONE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E CULTURALI COMUNE DÌ POIRINO
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